Albero, salire in sicurezza e senza farsi male: i consigli del rigger professionista

2023-01-12 15:13:19 By : Ms. Tina Gao

Come si sale in totale sicurezza sull’ albero? Siete sicuri di mettere in atto tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo i rischi di incidenti? Abbiamo contattato Fabio Moncalli di NDT Rigging (uno degli attrezzisti di fiducia di G&G Rigging), “quarant’anni d’età e da venti sugli alberi”, come si autodefinisce, per ripercorrere tutti gli step necessari a una salita (e discesa) sull’ albero senza farsi male.

Lasciamo stare il tanto discusso obbligo del patentino per i lavori in quota previsto dal Decreto legislativo 81/08 per chi sale sugli alberi per conto terzi (un obbligo esclusivamente italiano), visto che un armatore è libero di esplorare la testa d’albero da solo, sotto la sua responsabilità. Quello che a noi importa è il come si deve salire.

“Innanzitutto per salire (e scendere) sull’ albero in sicurezza”, esordisce Moncalli, “è necessario avere una certa consapevolezza di ciò che andrete a fare. Attrezzatevi al meglio con imbrago, fune di sicurezza e un sistema anticaduta. Ancora prima, non dimenticate di controllate lo stato di usura delle drizze”.

LA FUNE DI SICUREZZA “La fune di sicurezza andrà fissata sull’albero prima di iniziare i lavori, issandola con una drizza. A questa poi dovrete collegare un sistema anticaduta (ne parliamo dopo) che viene connesso all’imbrago. Quindi vi serviranno due drizze: una viene utilizzata per issare la persona, l’altra per issare la fune di sicurezza. Attenzione, quest’ultima è una drizza, ma una fune semistatica da alpinismo, che deve soddisfare determinati requisiti. Dovrà essere elastica (meglio non di spectra, ma di poliestere), per ammortizzare in caso di caduta. Il carico di rottura deve essere di 2.200/2.300 kg”.

Perché in caso di caduta o di qualsiasi malore che faccia perdere i sensi il corpo rimane bilanciato, dritto e non capovolto. Il seggiolino con tavoletta classico (il bansigo, che non è a norma per chi sale sugli alberi a livello professionale), mi sento di consigliarlo come accessorio in più (oltre all’imbrago), se dovete operare a lungo in quota e volete stare più comodi”.

PUNTO DI ATTACCO Per quanto riguarda i punti di attacco, “i moschettoni sono quelli classici da alpinismo, in leghe d’acciaio con la triplice sicurezza (gancetto più doppia ghiera svitabile). Anche questi devono soddisfare certi requisiti (22-23 kN). Per i nodi, io consiglio quello a “otto” in stile alpinistico, perché non si può aprire anche se è lasco (a differenza della gassa): va fatto sulla drizza che vi porterà su (un poco prima del moschettone, che dovrà essere comunque agganciato all’imbrago) e sul punto dove andrete ad attaccare la fune di sicurezza sulla drizza: in questo caso, è meglio realizzare l’otto anche sulla drizza e nell’asola annodare la fune: sconsiglio caldamente riutilizzare come punto di attacco il grillo o moschettone della drizza”.   

ATTREZZATURA Se si sale sull’albero, ovviamente, è per effettuare dei lavori, quindi dovrete portarvi gli attrezzi giusti con la precisa cognizione di ciò che andrete a fare. “Io generalmente tendo sempre a legare la borsa (marsupio o sacchetta) con l’attrezzatura che mi porto su (che deve essere ne più né meno di quella che realmente mi servirà). Non vorrei mai che mi cadesse qualcosa, danneggiasse la barca e ancora peggio, facesse male a qualcuno. Nell’area sottostante all’albero, banale dirlo, non deve sostare nessuno!”.

Arriviamo alla salita sull’albero vera e propria: “Attenzione, se avete un winch elettrico: per evitare di cozzare contro qualsiasi sporgenza dell’albero e infortunarsi, indossate sempre un caschetto protettivo. Personalmente, quando salgo, se sono su alberi piccoli, rimango vicino all’albero: non salgo come un ‘sacco appeso’ ovviamente, ma cerco sempre di puntare i piedi, come se stessi salendo su una parete.

Avendo l’accortezza di stare con il corpo il più possibile ‘perpendicolare’ all’albero. Su alberi più alti, meglio scendere giù e salire sul sartiame laterale, è un’ulteriore sicurezza perché si dispone di un maggior numero di appigli”. La discesa è più difficile della salita: in quest’ultimo caso si va incontro agli ostacoli, scendendo è più difficile raggirarli, specialmente in punti come gli attacchi delle crocette.

Quando raggiungete il punto desiderato, ad ogni modo, vi consiglio di agganciarvi con una cimetta di sicurezza: se venisse un malore a chi sta al winch, avrete la sicurezza di non cadere. Qualora doveste intervenire sullo strallo, legatevi bene a quest’ultimo con uno stroppo in dyneema un po’ lasco (in modo tale che possiate lavorare con comodo), onde evitare il cosiddetto ‘effetto pendolo’ e andare a sbattere sull’albero.

Sarebbe meglio essere muniti di un sistema di radiocuffie, in modo tale da poter dialogare comodamente anche in condizioni di vento forte o altri rumori (come in aree portuali trafficate). L’uomo al winch deve essere una persona di cui vi fidate ciecamente e deve conoscere i segnali tipici del rigger: pugno, vuol dire STOP, se giri il dito, vuol dire SALIRE, apri la mano, SCENDERE. Bisogna essere una squadra.

Un’altra indicazione cruciale per chi sta al verricello: mentre si sale, non mettete la drizza sul self-tailing se avete il winch elettrico, ma tenetela sempre tra le mani. Nella malaugurata ipotesi che il winch si incantasse (può succedere)  chi è in testa d’albero rischia di continuare a salire senza poter intervenire e qualora ciò avvenisse il rischio di infortunio è alto. Chi manovra al vince deve essere sempre pronti a lascare in caso di necessità”.

COSA CONTROLLARE SULL’ ALBERO Spiega Moncalli: “Si parte dal rig check. Partendo dalla base, controllate bene (soprattutto per un albero in carbonio) che le piastre siano ben posizionate e che i tie rod (tiranti d’acciaio da contrasto in coperta) siano in buone condizioni. Verificate periodicamente, soprattutto prima di utilizzare la barca a lungo (come in una crociera estiva), i tornichetti delle sartie in coperta, gli attacchi degli stralli e del paterazzo”.

Saliamo un po’ più su: “Controllare le crocette, gli attacchi all’ albero e al sartiame delle crocette, anche in questo caso i tornichetti. Verificate poi che le coppiglie siano in buono stato o i grani siano stretti. Non deve esserci niente di allentato (spesso questo è causato dalle vibrazioni in navigazione).

Anche le pulegge (e i loro perni) andranno esaminate scrupolosamente (devono girare bene), e lo stesso va fatto per le viti di blocco e le coppiglie. Verificate anche che non sussistano ostacoli nella canaletta della randa. In testa, dovrete controllare lo stato delle varie antenne, strumenti del vento, luci di navigazione.

IL SARTIAME Il sartiame è importantissimo, i controlli su di esso devono essere scrupolosi e periodici, sarebbe bene tenere in considerazione la sostituzione delle sartie secondo i tempi consigliati dai produttori (indicativamente 15-18 anni per i sartiami in fune, 8-10 per i sartiami in tondino). Per i sartiami in carbonio e in PBO bisogna controllare attentamente che non ci siano lesioni nella calza. A mio avviso non è cosa sbagliata l’opzione di disalberare periodicamente, ogni 3-4 anni.

Sempre meglio rivolgersi a un rigger professionista per i lavori più impegnativi quali “quelli sul sartiame e quelli relativi al cambio d’uso della barca, da regata a crociera e viceversa, come la sostituzione del più regatistico strallo con tuff luff con quello dotato di avvolgitore e via dicendo, la sostituzione di pulegge, lazy jack, l’utilizzo di messaggeri per le drizze bloccate”.

Se doveste operare dei fori sull’ albero? “Dipende molto dal diametro del foro. Se si tratta di un foro piccolo (come quello dei lazy jack) lo si fa tranquillamente e in quota, ma se dovete effettuare fori ‘strutturali’, come quelli per installare il perno di una puleggia, o un ‘ricavo’ per una vela tipo code zero o una trinchetta, è sempre meglio consultarsi con chi ha progettato l’albero”.

Quello che potrete fare da soli è “mettere le protezioni sulle crocette con i vari nastri protettivi; proteggere con il nastro al teflon le parti soggette a strisciamento delle scotte e delle drizze, oppure apporre in alto una protezione sulle verticali per evitare che le drizze dello spi, girando dietro, striscino e taglino il sartiame”.

Buongiorno… non mi è molto chiaro l’uso della fune di sicurezza!!! Non ha specificato come viene utilizzata… Provenendo io dall’arrampicata credo di avere dimestichezza con corde, moschettoni e sistemi di discesa… Se, come credo, isso una corda dinamica con una drizza come corda di sicurezza perché, una volta in cima, continuo ad aver bisogno di una persona al winch?? E poi i moschettoni usati in montagna non sono in acciaio… ma in leghe leggere!

I miei complimenti al grande professionista che ha composto questo articolo attraverso il quale mi sono riconosciuto in tutti i dettagli, doppio VHF di servizio compreso. Quando mi preparavo a salire i miei 16 metri con banzigo e imbragatura cosciale e ventrale, rinvii anticaduta frizionati, doppia cima mobile e fissa ecc, i vicini di barca li ho sempre visti con sorridenti ammiccamenti tra loro come se fossi stato lo scemo del villaggio, ma avendo navigato per 40 anni, e praticando tuttora alpinismo in quanto ferrate impegnative, mi sono sempre girato dall’altra parte. Questi “professori da bar” non si rendono conto della pericolosità di questa operazione. Tra le cento ho visto un sessantenne panciuto, seduto di traverso sul solo banzigo, farsi tirare su da un ragazzino di 10 anni che manovrava al winch elettrico con solo due volte di giro…… a metà albero ogni tanto faceva una scivolata in basso di mezzo metro e lì che strillava al ragazzino dicendogli che era un deficiente….. questi geni dovrebbero capire che cadere di botto da 10/15 metri, bene che ti va ti trovi sulla sedia a rotelle e finisci la vita mangiando con la cannuccia…… buon vento a tutti

Legate sempre drizza e sicurezza a due elementi diversi de bansigo o dell’imbragatura, la drizza principale all’anello del bansigo e la sicurezza ad un’altro elemento e non allo stesso anello della drizza. Anni fa “mai più” pensando ad un cedimento dell’anello in acciaio saldato ho incautamente fissato drizza e sicurezza allo stesso anello del bansigo. L’anello si è improvvisamente aperto e solo per miracolo sono ancora qui a raccontarlo. Pensavo di essere in totale sicurezza: persone esperte ai winch, due drizze, bansigo di qualità (pensavo), nodi corretti (no moschettoni o grilli) ed invece l’unica cosa che avevo dato per scontato e cioè la tenuta del generoso gancio del bansigo è l’elemento che ha ceduto. No si sta mai troppo attenti!

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